L’idea di sviluppo è un progetto geopolitico occidentale

30 Luglio 2015
by admin

L’idea politica di sviluppo che dovrebbe condurre tutti i Paesi, compresi quelli del cosiddetto terzo mondo, verso la modernità veicola in realtà un progetto geopolitico occidentale. Questo è il nucleo attorno al quale ruota l’intervento del prof. José Do-Nascimento nella seconda giornata di lezioni.

Gli Stati Uniti, in particolare, sono stati i primi a promuovere il concetto di “sviluppo” a portata di tutti i Paesi, dal quale è nata la cooperazione internazionale, per legittimare le loro aspirazioni: da una parte, essendo sempre stati esclusi dai mercati dell’Africa tramite il patto coloniale, che sanciva il monopolio delle potenze europee sui territori coloniali, volevano avere accesso a mercati e alle materie prime africane; dall’altra parte cercavano di distrarre i paesi sottosviluppati dall’opportunità di sviluppo offerta dal comunismo.

Nel corso degli anni Cinquanta, infatti, iniziarono a manifestarsi i primi movimenti armati che nel terzo mondo rivendicavano la loro indipendenza e chiedevano la liberazione dal dominio coloniale. Il timore degli USA era legato alla possibilità che proprio i Paesi sottosviluppati, una volta decolonizzati, potessero entrare sotto la sfera d’influenza politica dell’Unione Sovietica, in conflitto con gli Stati Uniti a causa della Guerra Fredda.

A livello diplomatico, gli Stati Uniti riuscirono ad affermare il loro principio quando si trattò di decidere del futuro post-bellico delle colonie, con la firma della Carta Atlantica. Fu con l’Onu, quindi, di cui gli USA rappresentavano la potenza più influente, che oltre ai primari obiettivi di pace e sicurezza internazionale, fu legittimata la cooperazione internazionale per lo sviluppo.

Questo tipo di politica, a detta del professore, non è un percorso verso il progresso tecnologico, economico, politico, bensì una strategia messa a punto per accedere al mercato e alle materie prime dei continenti arretrati. Attraverso il processo di industrializzazione basato sull’effetto trickle-down, si fa credere agli Stati africani che esportare le risorse naturali e arricchire le potenze occidentali comporti una crescita interna al continente. Questa prospettiva si rivela fallimentare.

Do-Nascimento ha precisato che, a livello epistemologico, la strategia di sviluppo non è legittimata da ricerche scientifiche, bensì dal libro “Tappe della crescita economica” del consigliere americano Rostow, nel quale è indicato il processo storico lineare diviso in tappe universali distribuite sulla strada della crescita che tutti gli Stati, indipendentemente dal tempo e dallo spazio, devono percorrere per raggiungere il progresso.