La ragione, unico strumento per interpretare il Rinascimento africano
Non esiste convergenza sulla definizione di Rinascimento africano. Secondo il professor Do-Nascimento per chiarirne il concetto è necessario individuare la fonte delle divergenze e le diverse chiavi di lettura. L’insegnante ha così presentato una propria personale ricerca che analizza quattro diverse chiavi di lettura del concetto di rinascimento africano.
Il nome stesso ha origine dal verbo rinascere, il quale può avere diverse interpretazioni in base alle dottrine religiose, filosofiche, ideologiche e politiche di ognuno.
Una prima chiave di lettura è quella religiosa, che vorrebbe la rigenerazione della società africana attraverso la cristianizzazione del continente. Pur essendoci convergenza da parte di molti Paesi africani, per Do-Nascimento questa prospettiva presenta un rischio di intolleranza nei confronti di altre religioni.
Esiste poi una visione ‘sviluppista’ del rinascimento africano, di ispirazione liberale: secondo questa definizione, gli africani dovrebbero riprendere in mano il proprio destino attraverso una prospettiva nuova dello sviluppo, concepita da loro stessi e non più da finanziatori esteri, in un contesto di buona governance. Per il docente però non si esce dall’idea di recupero storico inseguendo quel produttivismo che anche in Occidente si sta iniziando a mettere in discussione.
Una terza concezione del rinascimento africano è quella culturale, che prevede la rinascita identitaria attraverso la disalienazione culturale. È un invito agli africani ad abbandonare ad esempio l’Islam e il Cristianesimo per riabbracciare religioni autoctone come il Voodoo, a liberarsi quindi di qualsiasi eteronomia culturale, religiosa e politica. Sebbene la tendenza sembri andare in questa direzione, vi è un rischio di fossilizzazione della cultura africana.
L’ultima visione è quella ‘dioppiana’, derivante, naturalmente, dalle idee di Cheikh Anta Diop. È una lettura epistemologica, razionalista, che si basa sulla causalità storica. Diop sognava una riconquista dell’iniziativa storica da parte degli africani, cioè di quella capacità di intraprendere, plasmare e innovare al fine di poter creare da soli le condizioni materiali e immateriali della propria esistenza. Lo storico spiegava l’incapacità attuale dell’Africa di plasmare la società in poli di iniziativa tecnologica, scientifica, politica e economica come conseguenza della perdita dell’iniziativa storica, causata da quattro secoli, a partire dal XVI, di violenze politiche di origine interna e esterna. Perdita amplificata dalla diffusione della visione evoluzionista della storia della società africana, che crea nella coscienza dell’elite africana riflessi di subordinazione epistemologica.
Si evince dunque come sia necessario chiarire il concetto di rinascimento africano, e per poterlo fare è possibile utilizzare lo strumento della razionalità. La ragione, infatti, definisce una società come una manifestazione nella storicità, considerata come la condizione dell’essere umano in quanto agente storico, ovvero un soggetto capace di emanciparsi dalle condizioni iniziali per proiettarsi nel futuro in quanto essere capace di progettare differenti condizioni di esistenza. In questo senso gli europei hanno dimostrato storicità quando, pochi anni dopo essere stati isolati dai Turchi negli scambi commerciali con il mondo arabo, hanno saputo emanciparsi e cacciare i Mori dalla penisola iberica e iniziare a navigare negli oceani. L’inabilità dell’Africa di diventare un popolo capace di produrre le condizioni materiali e immateriali della propria esistenza è senza alcun dubbio il problema attuale del continente.